Dopo l’incidente in autostrada
NOVI LIGURE. I rubinetti sono a secco. Da ieri pomeriggio non c’è acqua potabile e la situazione potrebbe tornare alla normalità solo da questa mattina. L’acqua, da ieri sera, viene distribuita tramite cisterne sistemate in diversi punti della città e, dove è ripresa a sgorgare dai rubinetti, non è utilizzabile a scopi potabili. Quello che sembrava un disastro ambientale scampato, dopo che un camion cisterna è finito nel torrente Scrivia precipitando da un ponte dell’autostrada A7, si è invece concretizzato verso le 16 di ieri, paradossalmente dopo che le analisi eseguite sia da Arpa sia da Acos, la società che gestisce l’acquedotto, indicavano come «non vi fosse traccia di sostanze inquinanti né a monte né a valle del punto in cui si è verificato l’incidente». Dentro le cisterne nell’impianto di Bettole di Novi non è stato trovato, in effetti, ossido di etilene, il solvente che con tutta probabilità trasportava il camion di una società belga, bensì tracce di idrocarburi, cioè benzina. Un giallo ambientale che potranno risolvere solo successive analisi. Per tutta al giornata di ieri è stato un susseguirsi di notizie e documenti contrad-dittori: i prelievi effettuati da Arpa subito dopo che il camion incendiato è finito nel torrente escludevano la presenza di sostanze nocive. Si cercavano tracce di ossido di etilene o di acquaragia, solventi altamente infiammabili e tossici, ma i risultati hanno dato esito negativo. Dal Comune di Novi parte così, verso le 15, il via libera per riaprire le vasche dell’acquedotto che pescano direttamente nello Scrivia. Fino a quell’ora, infatti la città è approvvigionata attraverso fonti alternative, come le cisterne di riserva. Una volte che le vasche sono piene, i tecnici si accorgono che l’acqua emana un odore sospetto. Immediato l’ordine di chiusura dell’acquedotto e la predisposizione di nuove analisi. «Dai primi risultati risulta che le vasche abbiano pompato idrocarburi. Voglio comunque precisare che per la popolazione non c’è mai stato nessun pericolo», si affretta a dire il sindaco di Novi, Lorenzo Robbiano. Si tratta ora di capire come la benzina sia potuta fi-nire nelle acque dello Scrivia. «Non escludiamo che l’inquinamento e lo sversamento possa essere stato successivo all’incidente che si è verificato sull’autostrada», dice Robbiano. Due le ipotesi al vaglio: il lavaggio del manto stradale potrebbe aver causato la caduta nel torrente di residui di benzina oppure, e questa sarebbe la versione più inquietante, qualcuno potrebbe aver approfittato della situazione di confusione creata dall’incidente per “disfarsi” di materiale stoccato. «Valuteremo se è il caso di tutelarci attraverso le vie legali», dice Robbiano. Verso le 19 nei punti strategici di Novi erano già state sistemate le autobotti, ma erano vuote. L’acqua è arrivata da Tortona, verso le 20, mentre un’auto dei vigili annunciava l’emergenza. L’impressione è che qualche cosa non abbia funzionato nel sistema di comunicazione: mentre Arpa continuava a dire che non vi erano pericoli, a Novi l’acqua smetteva di sgorgare dai rubinetti. Si è invece risolto il black out telefonico che ha interessato vasta parte del basso Piemonte. Nella caduta l’autocisterna ha infatti tranciato i cavi telefonici che servono la zona di Serravalle, Arquata, Gavi, Bosio e la val Borbera. DIVIETO di usare l’acqua dei pozzi privati o di reti alternative all’acquedotto per parte della popolazione di Spinetta Marengo. L’ordinanza è stata firmata dal sindaco Piercarlo Fabbio, dopo che le analisi dell’Arpa hanno accertato la presenza di con-centrazioni di cromo esavalente notevolmente superiore al massimo consentito dalla legge nelle acque sotterranee di prima falda. IRENE NAVARO