Progetti a sorpresa per due centrali lungo il Borbera

CABELLA LIGURE. Due progetti paralleli, in termini di problematiche e prospettive, depositate negli uffici Ambiente e Territorio della Provincia. Due centrali idroelettriche per la produzione di energia, una a Fabbrica durone e una in vai Borbera, al confine di due comuni, Rocchetta Ligure e Cabella Ligure. Liberi dal dilemma “eolico” – progetto ormai tramontato – i tenitori dell’alta val Borbera si ritrovano oggetto di interesse per lo sfruttamento dell’acqua. Una ditta privata, la Prodena Srl, su progettazione della Novi Counsult, ha infatti attivato l’iter per il “Via”, Valu-tazione di impatto ambientale. Cittadini ed enti interessati hanno trenta giorni di tempo per prendere visione. Si tratta di un impianto da 10 milioni di kw annui prodotti, in grado di soddisfare il fabbisogno di almeno 5 mila famiglie. Due turbine, posizionate lungo il torrente Borbera, sfrutterebbero la potenza dell’acqua su due briglie già esistenti. «Un impatto ambientale minimo -, assicurano i progettisti – con una riduzione di agenti inquinanti pari a 7 mila tonnellate di anidride carbonica se gli stessi kw fossero prodotti con sistemi tradizionali». La procedura, in ogni caso, è appena stata avviata e, anche qualora la valutazione di impatto ambientale producesse esiti positivi, la realizzazione dell’impianto dovrebbe comunque essere sottoposta ad un conferenza dei servizi. Anche il solo progetto preliminare non ha però mancato di suscitare qualche perplessità. Intanto per come è stato affrontato. I sindaci dei comuni interessati,infatti, avrebbero solo avuto un contatto informale con la ditta promotrice. Giorgio Storace, primo cittadino di Rocchetta, precisa infatti che «al momento non esiste alcun progetto, alcuna delibera di giunta o consiglio, né alcun preliminare circa la notizia in questione, che rappresenta un’iniziativa privata della ditta richiedente, senza l’avvallo dell’amministrazione di Rocchetta Ligure». Un’affermazione che suona già come una bocciatura. La preoccupazione degli ambientalisti e degli amministratori non è infatti l’impatto sul territorio che creerebbero le due turbine, quanto, piuttosto, la condotta che rischia di compromettere il deflusso minimo vitale, un indice dello stato di salute dei fiumi. In tema di sfruttamento delle acque dei torrenti, sia in val Curone che in val Borbera, si sta muovendo da tempo anche Amias, società a capitale pubblico che opera nel settore: «Riteniamo che progetti a macchia di leopardo non rappresentino una soluzione» dice il vicepresidente Manuel Elleboro. Allo studio c’è, infatti, un progetto di micro invasi «capaci di risolvere criticità garantendo la compatibilità ambientale». Ogni intervento sottolineano all’Amias, dovrebbe comunque essere concordato e pianificato con gli enti preposti alla programmazione del territorio, comuni e comunità montane. IRENE NAVARO